In
anteprima la recensione del libro di Luigi Garlaschelli – Alessandra
Carrer, Scienziati pazzi : quando la ricerca sconfina nella follia, Roma
: Carocci, 2017, che sarà nel numero 51 di "Mah".
(Da FaceBook: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2055069501431162&id=1529060910698693)
Lo “scienziato pazzo” è una figura popolare che compare in molti libri, film e fumetti. Ci sono stati (e ci sono), comunque, anche tra gli scienziati in carne e ossa personaggi eccentrici e sono stati fatti (e si fanno) anche nella realtà esperimenti bizzarri. Il libro di Luigi Garlaschelli e Alessandra Carrer ne presenta un buon numero dandone una valutazione critica.
Dare vita a un corpo inanimato con l'elettricità è l'impresa (riuscita) al dottor Victor Frankenstein nel famosissimo romanzo di Mary Shelley, ma è stato anche l'obiettivo di esperimenti (non riusciti, ovviamente) compiuti sui cadaveri da studiosi come Giovanni Aldini (pp.28-29) e Andrew Ure (pp.29-30).
Il'ja Ivanov (1870-1932) compì studi sull'inseminazione e sull'ibridazione. Il suo nome è legato anche ai tentativi, restati infruttuosi, di creare un ibrido tra un essere umano e una scimmia antropomorfa (pp.41-44).
Serge Voronoff (1866-1951) sosteneva che si potesse ottenere il ringiovanimento degli esseri umani con l'impianto di tessuti tratti da testicoli di scimmie. A Ventimiglia aveva un allevamento di scimmie da cui trarre il materiale per soddisfare le richieste che riceveva, ma, commentano gli autori, “i vantati effetti della cura erano inesistenti, e sostanzialmente dovuti a un effetto placebo”. Senza ottenere i risultati vantati, “i piccoli impianti si riassorbivano o si cicatrizzavano” (pp.52-54).
John R. Brinkley (1885-1942) sosteneva di poter curare diverse malattie e disturbi impiantando nel paziente “piccoli pezzi di ghiandole caprine”. Non solo le pretese terapeutiche erano prive di valore, ma gli interventi erano eseguiti in condizioni igieniche precarie, così che alcuni pazienti ebbero delle infezioni e si registrarono delle morti. Pur se contrastato dalla American Medical Association, Brinkley riuscì ad assicurarsi ottimi guadagni, anche se in seguito arrivò un declino e finì in bancarotta (pp.54-56).
Un altro personaggio con idee stravaganti sull'uso delle ghiandole animali fu Leo Stanley (1886-1976). Animato da idee eugenetiche, tra il 1930 e il 1950 si adoperò per la sterilizzazione di almeno 600 detenuti. Su altri prigionieri provò invece “una specie di frullato di ghiandole animali (capre, cinghiali e cervi) che veniva iniettato sottopelle nell'addome”. Tale intervento, secondo Stanley, avrebbe dato loro vigore e nel contempo ne avrebbe “anche mitigato il comportamento criminale” (pp.56-57), ma ovviamente si trattava di pratiche senza alcuna validità.
Duncan McDougall (1866-1920) pensò che, usando una bilancia per pesare il letto di un moribondo e confrontando il peso prima della morte e dopo, avrebbe scoperto il peso dell'anima e, quindi, ne avrebbe anche dimostrato l'esistenza. La sua rilevazione di un peso di 21 grammi (anche se altri suoi tentativi diedero diversi risultati) acquistò una certa popolarità, ma i suoi esperimenti sono privi di valore scientifico (pp.62-64).
Il nome di Edward Bach (1888-1936) si lega ai preparati che da lui prendono il nome di “fiori di Bach”. Le idee che stanno alla base di questi rimedi floreali e i metodi per ottenerli sono assurdità e, quel che più conta, le sperimentazioni dimostrano che non hanno nessuna efficacia (pp.144-146).
Wilhelm Reich (1897-1957) sosteneva che esistese “una specie di energia cosmica” a cui diede il nome di “orgone”. Secondo Reich, la carenza di orgone, “all'interno del corpo umano, sarebbe all'origine di diverse malattie e disturbi”. Per curarli, Reich ideò degli “accumulatori orgonici”. Si trattava di dispositivi del tutto inutili e giustamente la Food and drug administration ne vietò l'uso con pretese curative (pp.73-78).
Nel libro sono ricordati altri casi ancora e, tra i personaggi menzionati, ci sono anche scienziati che hanno al loro attivo studi di notevole valore, ma che hanno anche accolto con favore affermazioni pseudoscientifiche, come William Crookes (1832-1919), che “giurò sull'autenticità dei fenomeni provocati da due famosissimi medium dei suoi tempi, Daniel Dunglas Home e Florence Cook” (p.135), e Brian Josephson, premio Nobel per la fisica nel 1973, che ha dato credito al “misticismo quantico” e ai presunti fenomeni parapsicologici (p.138).
(Da FaceBook: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2055069501431162&id=1529060910698693)
Lo “scienziato pazzo” è una figura popolare che compare in molti libri, film e fumetti. Ci sono stati (e ci sono), comunque, anche tra gli scienziati in carne e ossa personaggi eccentrici e sono stati fatti (e si fanno) anche nella realtà esperimenti bizzarri. Il libro di Luigi Garlaschelli e Alessandra Carrer ne presenta un buon numero dandone una valutazione critica.
Dare vita a un corpo inanimato con l'elettricità è l'impresa (riuscita) al dottor Victor Frankenstein nel famosissimo romanzo di Mary Shelley, ma è stato anche l'obiettivo di esperimenti (non riusciti, ovviamente) compiuti sui cadaveri da studiosi come Giovanni Aldini (pp.28-29) e Andrew Ure (pp.29-30).
Il'ja Ivanov (1870-1932) compì studi sull'inseminazione e sull'ibridazione. Il suo nome è legato anche ai tentativi, restati infruttuosi, di creare un ibrido tra un essere umano e una scimmia antropomorfa (pp.41-44).
Serge Voronoff (1866-1951) sosteneva che si potesse ottenere il ringiovanimento degli esseri umani con l'impianto di tessuti tratti da testicoli di scimmie. A Ventimiglia aveva un allevamento di scimmie da cui trarre il materiale per soddisfare le richieste che riceveva, ma, commentano gli autori, “i vantati effetti della cura erano inesistenti, e sostanzialmente dovuti a un effetto placebo”. Senza ottenere i risultati vantati, “i piccoli impianti si riassorbivano o si cicatrizzavano” (pp.52-54).
John R. Brinkley (1885-1942) sosteneva di poter curare diverse malattie e disturbi impiantando nel paziente “piccoli pezzi di ghiandole caprine”. Non solo le pretese terapeutiche erano prive di valore, ma gli interventi erano eseguiti in condizioni igieniche precarie, così che alcuni pazienti ebbero delle infezioni e si registrarono delle morti. Pur se contrastato dalla American Medical Association, Brinkley riuscì ad assicurarsi ottimi guadagni, anche se in seguito arrivò un declino e finì in bancarotta (pp.54-56).
Un altro personaggio con idee stravaganti sull'uso delle ghiandole animali fu Leo Stanley (1886-1976). Animato da idee eugenetiche, tra il 1930 e il 1950 si adoperò per la sterilizzazione di almeno 600 detenuti. Su altri prigionieri provò invece “una specie di frullato di ghiandole animali (capre, cinghiali e cervi) che veniva iniettato sottopelle nell'addome”. Tale intervento, secondo Stanley, avrebbe dato loro vigore e nel contempo ne avrebbe “anche mitigato il comportamento criminale” (pp.56-57), ma ovviamente si trattava di pratiche senza alcuna validità.
Duncan McDougall (1866-1920) pensò che, usando una bilancia per pesare il letto di un moribondo e confrontando il peso prima della morte e dopo, avrebbe scoperto il peso dell'anima e, quindi, ne avrebbe anche dimostrato l'esistenza. La sua rilevazione di un peso di 21 grammi (anche se altri suoi tentativi diedero diversi risultati) acquistò una certa popolarità, ma i suoi esperimenti sono privi di valore scientifico (pp.62-64).
Il nome di Edward Bach (1888-1936) si lega ai preparati che da lui prendono il nome di “fiori di Bach”. Le idee che stanno alla base di questi rimedi floreali e i metodi per ottenerli sono assurdità e, quel che più conta, le sperimentazioni dimostrano che non hanno nessuna efficacia (pp.144-146).
Wilhelm Reich (1897-1957) sosteneva che esistese “una specie di energia cosmica” a cui diede il nome di “orgone”. Secondo Reich, la carenza di orgone, “all'interno del corpo umano, sarebbe all'origine di diverse malattie e disturbi”. Per curarli, Reich ideò degli “accumulatori orgonici”. Si trattava di dispositivi del tutto inutili e giustamente la Food and drug administration ne vietò l'uso con pretese curative (pp.73-78).
Nel libro sono ricordati altri casi ancora e, tra i personaggi menzionati, ci sono anche scienziati che hanno al loro attivo studi di notevole valore, ma che hanno anche accolto con favore affermazioni pseudoscientifiche, come William Crookes (1832-1919), che “giurò sull'autenticità dei fenomeni provocati da due famosissimi medium dei suoi tempi, Daniel Dunglas Home e Florence Cook” (p.135), e Brian Josephson, premio Nobel per la fisica nel 1973, che ha dato credito al “misticismo quantico” e ai presunti fenomeni parapsicologici (p.138).
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