martedì 28 novembre 2017

Recensione a 'Scienziati Pazzi' su Libero



La scienza diventa follia tra premi Nobel e... cadaveri riesumati
Libero 5 Nov 2017
MAURIZIO SCHOEPFLIN

Avete presente la figura dello scienziato pazzo, quello con i capelli arruffati e gli occhi sbarrati, quello che si aggira nel suo laboratorio tra alambicchi fumanti e strani liquidi in ebolizione, quello che è alla ricerca della pietra filosofale che trasformerà tutto in oro o che sta mettendo insieme i pezzi di un improbabile mostruoso personaggio che terrorizzerà mezzo mondo? Quella figura è esistita ed esiste davvero. Non è soltanto frutto della fantasia di romanzieri e cineasti alla ricerca di emozioni forti, ma una vera e propria costante della storia della scienza, come ci ricorda il recente volume di Luigi Garlaschelli e Alessandra Carrer, Scienziati pazzi. Quando la ricerca sconfina nella follia (Carocci, pp. 184, euro 19,00).
Spesso lo scienziato pazzo è molto intelligente e spesso incontra un notevole successo. Si prenda, per esempio, Paolo Gorini, pavese di nascita e lodigiano di adozione, vissuto fra il 1813 e il 1881: alla sua morte venne proclamata una giornata di lutto nazionale. Egli fu un notissimo pietrificatore, tutto dedito alla scoperta di un metodo per mantenere incorrotti i cadaveri, cosa che gli riuscì abbastanza bene con la salma di Giuseppe Mazzini e con quella dello scrittore milanese Giuseppe Rovani. Di lui si sa che possedeva un tavolino le cui quattro gambe erano arti umani e che amava ricevere gli ospiti facendoli accogliere da un cadavere, ovviamente pietrificato, che, mediante un complicato sistema di corde, si avvicinava alla porta all'arrivo dei malcapitati visitatori. A Robert Cornish (1903-1963), laureato all'Università della California a Soli 18 anni, inventore degli occhiali per leggere sott'acqua, non interessava pietrificare i morti. Lui li voleva proprio resuscitare. A tale scopo, mise a punto una specie di altalena, ove appoggiava i cadaveri per poi farli oscillare, nella convinzione che tale movimento potesse riattivare la circolazione del sangue e riportare in vita i trapassati. Fece qualche esperimento con le salme di condannati a morte; poi con alcuni cani che egli stesso aveva provveduto a uccidere: tutto finì in un fiasco clamoroso. Non ancora contento, Cornish provô a raggiungere il riSultato tanto agognato tramite una macchina simile a un aspirapolvere. Morì di infarto qualche anno più tardi, dopo che si era messo a vendere un dentifricio in polvere di sua invenzione. E che dire di Kary Mullis, lo statunitense premio Nobel per la chimica del 1993? Inseguendo un modello sempre più trasgressivo e antiaccademico di ricercatore, egli ha negato il rapporto tra virus HIV e AIDS, ha sintetizzato e consumato anfetamine allucinogene, ha fatto largo uso di LSD e, come racconta nella sua autobiografia, una notte del 1985, presso una casetta di sua proprietà situata nei boschi della California, ebbe un colloquio con una creatura non umana che aveva le sembianze di un procione verde luminescente, Mullis dichiarò di non essere sicuro che si trattasse di una creatura extraterrestre. Quelli citati sono soltanto alcuni dei casi di cui si occupano Garlaschelli e Carrer, i quali mostrano con chiarezza come il binomio scienza e pazzia abbia riguardato i più diversi ambiti della vita: dall'alimentazione (molto interessante è quanto scrivono su John Kellog, famoso per i suoi cereali e i suoi ... clisteri) alla salute (provate a leggere il paragrafo dedicato a Edward Bach e ai suoi celebri fiori), dalla guerra allo spiritismo.

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